I (primi) dieci anni della Scarpetta di Venere

Ci sono delle tappe che ti emozionano, che ti fanno voltare indietro per guardare quanta strada hai fatto. Che ti stupiscono perché mentre corri non te ne rendi conto. Questi miei dieci anni di attività mi hanno fatto esattamente lo stesso effetto, così ho deciso di raccontarvi com’è nato questo viaggio.

 

Tutto è iniziato nel 2009, era estate e io stavo scrivendo la mia tesi. Lavoravo già da tempo in azienda con i miei, seguivo i conti e frequentavo la fabbrica, anche in produzione. Proprio stando all’interno ne cominciavo a percepire il malumore. La crisi era insistente già da parecchi anni e la situazione cominciava a diventare frustrante: i miei genitori, mio fratello e io lavoravamo 12 ore al giorno come sempre, ma non riuscivamo più ad avere i risultati che arrivavano prima.

Ogni giorno combattevamo con l’angoscia dei mancati pagamenti, del recupero crediti, e di conseguenza con l’ansia di non riuscire a coprire i costi e soprattutto pagare lo stipendio dei nostri dipendenti.


Avevo studiato economia e commercio, le lezioni di storia e macroeconomia mi avevano già insegnato che dopo una lunga fase di crescita la recessione sarebbe stata ancora più lunga e lenta, e noi ne stavamo sentendo gli effetti in maniera pesante.
In quel momento, in quel pomeriggio d’estate ho realizzato che quella non era vita. Non potevamo continuare così, né io né la mia famiglia. Volevo trovare un’alternativa.

Ho cominciato a pensare a come sfruttare il nostro potenziale, fisico e strumentale. La cosa più ovvia era cominciare a produrre direttamente noi le scarpe, non più per conto terzi come facevano i miei genitori e come era ben diffuso nella mia zona. Era un modo di lavorare troppo rischioso, solamente per noi però, perché a rimetterci con le spese era sempre e solo il produttore.

Ho dovuto a lungo combattere contro le convinzioni di mio padre, abituato invece a quel modo di produrre, abituato alle grandi quantità. Io invece andavo proprio nella direzione opposta. La concorrenza che arrivava dall’oriente proponeva quantità industriali di scarpe a poco prezzo, io invece andavo verso l’unicità. Per potermi distinguere dovevo creare qualcosa di speciale, quasi cucito su misura.

Oggi può sembrare una scelta quasi ovvia, in molti lo fanno. Ma 10 anni fa, con la crisi perennemente sulle spalle col fiato sul collo, lì pronta a logorarci, non è stata affatto una scelta semplice. L’abbiamo provato sulla nostra pelle e io avevo solo 24 anni. Se ci penso adesso mi sembra veramente assurdo, non so neanche io da dove mi sia arrivato il coraggio. Non avevo esperienze lavorative, era un vero e proprio salto nel vuoto e forse ci avrei trascinato dentro anche la mia famiglia.

Ho scacciato via i pensieri negativi e ho tirato dritto. Il 21 novembre 2009 ho aperto il mio primo negozio a Civitanova Marche. Che traguardo meraviglioso è stato! Ancora oggi riguardando le foto mi emoziono ancora per quello che siamo riusciti a fare. Non solo abbiamo aperto un negozio, ma prima avevamo studiato la produzione, organizzato l’allestimento, analizzato l’offerta e i possibili sviluppi di questa avventura.

All’inizio è stata veramente dura perché le due realtà convivevano. L’azienda produceva ancora conto terzi e contemporaneamente realizzava anche le mie scarpette, immaginate che fatica. Si lavorava fino alle 9 la sera, compreso il sabato, a volte anche la domenica.

Insomma, quel piccolo negozietto è stato una piccola goccia nell’oceano, la speranza che potevamo ricominciare, anzi lo stavamo già facendo. Da lì è partito un cammino bellissimo, fatto di ostacoli ma anche di tantissime soddisfazioni. Dopo è arrivato il negozio di Sirolo, poi il temporary di Bologna, oggi non più temporary.

Immaginate quindi che gioia essere ancora qui dopo 10 anni. Immaginate quanto mi emoziono ogni volta che leggo i vostri messaggi, ogni volta che qualcuno mi scrive “ho ancora le tue scarpette dopo anni!”. C’è stata una cliente che poco tempo fa mi ha inviato una foto di una scatola di scarpe. Quando ho realizzato che era la prima scatola che ho realizzato dieci anni fa per cominciare a vendere le mie scarpette mi sono commossa. Immaginate quanto è bello realizzare che sempre più donne scelgono di comprare una delle mie creazioni, scelgono di comprare un pezzo unico realizzato a mano, anche senza sapere tutto quello che c’è dietro.

Non mi resta che ringraziarvi uno per uno, perché se sono ancora qui a scrivere e solamente grazie a voi.
Ed è ancora più bello sapere che dopo 10 anni tutti noi non abbiamo nessuna intenzione di fermarci. Abbiamo molti progetti e vogliamo scoprire cosa succederà domani. Chi lo sa! Non vi resta che seguirci per scoprirlo insieme.