Sostenibilità: la rivoluzione che parte dalle persone

Si parla tanto delle trasformazioni che stanno investendo il settore della manifattura e, soprattutto, della moda. Attualmente, il tema di maggiore importanza in tutti i settori di produzione è quello della sostenibilità, di cui si è tanto parlato nell’ultima settimana in occasione della Fashion Revolution Week, ma che, in generale, è sotto i riflettori ormai da anni. Partiamo dalla sua definizione: 

“Condizione di uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri.” 

Come vedete è un concetto complesso che relaziona la nostra attività all’ecosistema. Un solo tema che tocca diversi argomenti: l’estrazione della materia prima, la sua trasformazione, i rifiuti che produce il processo, come e se siamo in grado di smaltirli e il rispetto dei diritti del lavoro delle persone. 

È quindi un percorso personale e aziendale lungo, prima di consapevolezza e poi di azione. Non importa quale sia il punto di partenza, l’importante è iniziare e sforzarsi di capire quanto la propria azione potrà permettere alle generazioni future di vivere in equilibrio con le componenti dell’ecosistema. 

Negli anni ho collezionato – e continuo ancora a farlo – piccoli tasselli di consapevolezza. Voglio cominciare a raccontarti questo percorso da una delle componenti della sostenibilità, ovvero le persone. 

Ti va di conoscere la nostra famiglia?  

Sostenibilità: la nostra scelta

Il primo passo verso la sostenibilità non arriva soltanto dalle aziende, ma si fa insieme. La scelta di chi acquista ha il potere di cambiare le cose in meglio e subito. L’obiettivo è ridare dignità ad ogni singolo anello della catena di produzione, per creare valore ad ogni passaggio. 

Da una parte, quindi, dobbiamo imparare tutti, da consumatori, che la nostra scelta è una delle componenti fra le più importanti a scala globale e potrebbe fare la differenza indicando la strada ai decisori.

Da produttori, invece, dobbiamo tenere conto di una serie di fattori che contribuiscono alla sostenibilità, anche quelli meno evidenti. 

Essendo noi un’azienda, seppur artigiana, dobbiamo tenere conto delle esigenze del mercato e delle richieste che arrivano dalle nostre clienti, perché espressione di una consapevolezza crescente comune.

Ti faccio un esempio concreto: sono molte le richieste di clienti, donne e uomini, che mi chiedono scarpe realizzate con materiali di origine non animale. Da anni sto facendo ricerca per ottenere il risultato che spero, ma i dubbi sono molti: è sufficiente non utilizzare il pellame? È giusto fornire un’alternativa che non è altro che plastica? È giusto utilizzare un materiale che deriva da una pianta, magari, ma che per arrivare a me ha fatto centinaia di chilometri e vieni coltivata in maniera intensiva oppure ottenuta disboscando ecosistemi forestali complessi che generano servizi vitali per l’uomo? 

Per rispondere più precisamente possibile a queste domande abbiamo bisogno di tracciare tutto il ciclo vita del processo di trasformazione della materia prima e noi lo stiamo iniziando a fare. 

Sono quindi molti gli aspetti su cui ho imparato a riflettere; ogni giorno aggiungo un mattoncino alla mia consapevolezza, non per costruire un muro ma per realizzare il posto dove ho sempre sognato di lavorare e dove spero che chi lavori con me sia felice. 

Perché sì, la sostenibilità coinvolge anche chi lavora insieme a te. La narrazione degli artigiani e del loro lavoro è sempre stata infarcita di stereotipi, per rendere più poetico un lavoro che è sempre stato considerato di “basso livello”, come tutti quelli in cui ci si sporca le mani. 

Oggi sono gli stessi artigiani a riprendere in mano la loro storia e a decidere come volersi raccontare, per regalare ai propri clienti un’immagine più fedele. 

Sostenibilità è anche scegliere di lavorare insieme a collaboratori e fornitori del territorio, dai più giovani, per dare spazio a chiunque abbia voglia di mettersi in gioco e imparare il nostro mestiere, a quelli più adulti che, negli ultimi decenni, sono stati tagliato fuori dai giochi a causa delle delocalizzazioni dei grandi marchi. 

Ecco perché voglio cominciare a presentarti chi c’è dietro la Scarpetta di Venere, una persona per volta, per mostrarti i volti e raccontare il loro valore. 

Chi realizza le tue scarpette?

Io sono sempre in prima linea, ormai mi conosci già! Da 12 anni ho creato la Scarpetta di Venere insieme a mio fratello. Dovrei definirmi una designer, ma in realtà faccio anche molto altro. Mi occupo di disegnare le collezioni, scegliere materiali e abbinamenti, contattare e seguire i fornitori, gestire la parte amministrativa. Insomma, una creativa con i piedi per terra. 

Accanto a me c’è Gian Luca, mio fratello. Lui, a mia differenza, ama stare dietro le quinte: è la mano che concretizza ogni mia idea, ma anche la mente con cui mi confronto in tutti i passaggi. Con la sua esperienza e la sapienza del più abile degli artigiani realizza le scarpette che arrivano ai tuoi piedi. Da piccolo amava qualsiasi cosa girasse o potesse essere smontata: per questo da piccolo, con terrore dei miei, infilava le manine in qualsiasi macchinario ci fosse in fabbrica! 

Insieme a noi c’è Babbo Massi, nostro padre. Posso dire con certezza che si tratta di una delle persone più testarde che io abbia mai conosciuto in vita mia. In quella testa dura, però, c’è tanto altro: c’è un’intelligenza raffinata, quella vera, che non ti insegnano a scuola; c’è una curiosità sconfinata, che ha passato a me senza dubbio. E poi una cosa che mi stupisce da quando sono bambina: la sua capacità di fare calcoli a mente in una frazione di secondo. Mentre io prendevo la calcolatrice lui aveva già calcolato la superficie di resa di un pellame. 

Ha un animo umile, ama i dettagli, è attento a ogni cosa, riesce a notare quello che nessuno vede. Inutile dire che non ha mai lasciato la fabbrica in cui ancora lavoriamo, anzi, per sicurezza, così da non doversi allontanare troppo, ci h costruito accanto anche casa e orto! 

Poi c’è Angela, mia zia, che per me è una seconda mamma da quando sono piccola. Orlatrice da sempre, ha imparato questo mestiere a 12 anni, la sua più grande soddisfazione è vedere la scarpa perfetta lucida e ben fatta. Non si tira indietro davanti alle difficoltà, è determinata, meticolosa, felicissima di far parte del nostro progetto proprio dentro le mura che ha costruito insieme a mio zio, mio padre e mia madre. Ci sono dei modelli che la stimolano più di altri, quelli più complicati. La Giulia, ad esempio: sa che è il più difficile che impiegherà un paio d’ore nel cucirlo ma la soddisfazione nei suoi occhi una volta finito sarà impagabile. 

Lei è Romina, ormai diventata parte della nostra famiglia. Lei è stata la nostra prima assunzione nel 2018, era già stata una dipendente della vecchia azienda di famiglia e sapevamo quanto fosse responsabile e brava nel suo mestiere. Pensate che io facevo ripetizione di matematica a suo figlio che all’epoca aveva 12/13 anni, anche questo mi fa sentire vecchia! Lei si occupa della fase finale della lavorazione, si occupa di rifinire ogni dettaglio, lucidare la scarpa e impacchettarla. È una persona solare, simpatica e generosa. Io e Francesca le riportiamo sempre i complimenti che ci fate tramite mail o messaggi perché la rende particolarmente fiera ed orgogliosa..quindi non smettete mai di farcene!

Infine, la più giovane! Lei è Francesca, che è con noi da quando Giovanni era nella mia pancia! Primavera 2019, proprio in questa occasione mi sono decisa a prendere qualcuno che potesse sostituirmi almeno in parte nelle tante mansioni che svolgevo normalmente. Ricordo ancora quando si è presentata per il colloquio: semplice bella, gentile, educata, ho subito riposto in lei la fiducia di cui avevo bisogno. Francesca si occupa di gestire gli ordini, aggiornare il nostro e-commerce, sciogliere ogni dubbio rispondendo a messaggi e e-mail e assicurarsi che ogni spedizione vada a buon fine. Sono contenta che sia in squadra con noi, sopratutto perché è bello confrontarsi con una persona più piccola di me di 10 anni e confrontarmi con la sua mentalità…mi sento vecchia!

Negli anni ho capito che è il modo in cui facciamo le cose che le rende così preziose, ecco perché penso che il valore di tutto ciò che facciamo sia racchiuso in questi volti, in questa famiglia che spero continui a crescere.