Una nuova collezione, completamente sperimentale, nel pieno di una pandemia globale. Sì, questa volta l’ho fatta grossa, ma la forza di innovare ancora più coraggiosamente – forse – arriva proprio dalla situazione che stiamo vivendo ormai da un anno.
Mai come quest’anno, l’esigenza di riappropriarmi del mio tempo era forte e ha guidato le mie scelte nella progettazione della collezione primavera/estate 2021, ma Tinctoria non nasce negli ultimi mesi. Ci sono voluti anni di esperimenti, di ricerca, di tentativi andati a male, di prototipi irregolari, per arrivare finalmente ai modelli che oggi posso raccontarti. E forse, arrivare al risultato finale durante questa pandemia, non è stato per niente un caso.
L’idea nasce anche dall’esigenza di produrre in modo più sostenibile, in quantità giuste e nel rispetto dell’ambiente. Ridurre gli sprechi e produrre meno e meglio fa parte della mia piccola rivoluzione del settore a cui appartengo.
Per cambiare il ciclo produttivo occorre cambiare il modo di produrre, alla base. Per questo non guardo alle tendenze quando progetto una collezione, parto da quello che io posso dare alle mie clienti, dalla mia originalità, dal mio progetto; propongo quello che sento che mi appartiene.
Ecco, proprio così è nata Tinctoria.
Tinctoria è un inno alla lentezza, alla gioia assaporata un passo per volta, alla diversità come forma più autentica di bellezza. La lavorazione richiede pazienza: tintura, asciugatura, montaggio e rifinitura comportano un processo più complesso rispetto alla scarpa classica, per arrivare ad un prodotto davvero unico, ricco di valore artistico ed espressivo. Ogni scarpa ha una sua particolare sfumatura: anche quando paragonerai due prodotti dello stesso modello, dello stesso colore, non troverai mai un angolino di pellame che sia identico all’altro.
Le fasi della lavorazione
La nuova linea richiede una lunga lavorazione, molto più lenta e minuziosa di quella che fino ad oggi portava alla scarpa finita.
Le classiche fasi di progettazione, taglio, montaggio, cucitura, rifinitura si arricchiscono di step intermedi come la tintura e l’asciugatura, che hanno bisogno di tempo per dare risultati ottimali.
La differenza sta nella materia prima: per la linea classica, utilizzo un pellame già colorato e rifinito. Per la collezione Tinctoria, invece, ho utilizzato un formato “crust” conciato al vegetale con i tannini. Il pellame crust è un materiale grezzo, che permette di moltiplicare le possibilità creative.
La scarpa viene disegnata e il pellame viene tagliato da Gianluca, che poi passa a me il testimone. A questo punto, non mi resta che scegliere la tintura e colorare la scarpa. Come?
Con dei veri e propri “bagni” di colore, il cui numero varia a seconda del pigmento utilizzato. Questo è uno dei momenti che preferisco. Hai mai avuto la possibilità di entrare in una camera oscura? L’immagine fotografica in fase di stampa sembra emergere dalla carta quasi fosse una magia. Quando tingo i pellami ho la stessa e identica sensazione: non so mai cosa verrà fuori fino a quando non ho completato l’intero processo, asciugatura compresa.
Certo, il procedimento è controllato, ma il risultato sarà sempre diverso, ogni volta che questa magia si ripete nel nostro laboratorio. La fase successiva è quella dell’asciugatura, che può richiedere anche diversi giorni e molta cura, solamente quando avviene il fissaggio definitivo del colore si può procedere al montaggio della scarpa e alla rifinitura.
Questo viaggio è quello che io chiamo una vera catena del valore, che solo chi produce in piccole quantità può permettersi – e questo, per me, non ha prezzo.
Tingere a mano con le erbe tintorie
Quello che più impreziosce questa linea è la tavolozza “singolare”: i colori utilizzati sono esclusivamente naturali.
Per arrivare al risultato finale ho fatto ricerca e formazione, tornando indietro nel tempo per innovare la produzione. I colori sono sempre stati parte della vita dell’uomo, fin dalla sua comparsa sulla Terra. Ce ne siamo serviti per evolverci, sviluppare relazioni con l’ambiente e con le altre persone; oggi, i colori sono depositari di una memoria collettiva sconfinata. Secoli di storia racchiusi dentro una precisa sfumatura di blu o di rosso.
L’arte tintoria nasce quindi secoli fa, insieme alla tessitura e filatura. È sconvolgente pensare che i primi tessuti tinti a mano rinvenuti in Austria risalgano al Neolitico, circa al 4000 A.C.!
Mentre nel XVI secolo fanno la loro comparsa i primi “ricettari di tintura”, primi tentativi di standardizzazione di questa arte.
I colori naturali possono avere natura organica, se estratti da piante, fiori o insetti, o inorganica, se ottenuti dalle terre e dai minerali. I colori venivano utilizzati per tingere lane, pelli e tessuti e i loro usi si tramandavano di generazione in generazione. Una volta, quando la chimica non era ancora entrata nelle nostre fabbriche, si tingeva proprio così. Il declino delle tinture naturali arrivò nel 1856, quando l’inglese Perkin scoprì il primo colorante sintetico derivante dal petrolio.
I colori di Tinctoria
Per la nostra nuova collezione abbiamo utilizzato le erbe tintorie, che assicurano risultati e sfumature sorprendenti. La bellezza è racchiusa proprio qui, nelle infinite possibilità che derivano da una stessa pianta.
Abbiamo utilizzato la Robbia, o Rubia Tinctoria, per ottenere un rosso caldo e vivace; il Mallo di Noce, o Junglans regia, per un marrone particolarmente intenso; la Reseda, o Reseda Luteola, per un giallo poetico e luminoso; il Catecù, o Acacia Carechu, per i bruni terrosi; il Pernambuco, o Caesalpinia echinata, per un rosso brace. Si tratta di colori stabili, apprezzati e utilizzati fin dall’antichità nelle botteghe tintorie.
Quello che più apprezzo è il fatto che ogni scarpa abbia una sua particolare sfumatura: anche paragonando due prodotti dello stesso modello, dello stesso colore, è impossibile trovare mai un angolino di pellame che sia identico all’altro.
I modelli della collezione Tinctoria
La nuova collezione comprende modelli molto diversi fra loro, tutti accomunati da un sentimento: la leggerezza. Quella leggerezza mai frivola ma fresca e piena di vita, che fa sorridere. Leggera, come la vita che rinasce, nonostante tutto, ostinata. La collezione Tinctoria mi fa pensare a tutte quelle volte in cui immersa nei colori della natura, tra gli alberi, i fiori e le foglie, mi sentivo libera, leggera.
Tra i modelli troverai Amanda intrecciata a mano, in due versioni. Nella prima, con un intreccio a scacchi, la tomaia cucita a pettine, i filetti intersecati senza sosta. Nella seconda, con un intreccio a tappeto con un filetto che attraversa la tomaia in obliquo. A sorprenderti ci sarà anche la Elise intrecciata a mano, pratica e quotidiana, estremamente facile da indossare. Sul collo del piede compare una fibbia, a circondare la parte anteriore; sotto fa capolino una patta con la frangia: l’ispirazione è rubata dal guardaroba maschile.
E poi la Dory Tinctoria, in due versioni: liscia, con il colore che si fa etereo, a volte decorata con timbri realizzati a mano, o intrecciata, con la tintura che rende unico ogni filetto. Tra le scarpette più delicate spicca la Clown Tinctoria, un modello chanel di cui apprezzare la comodità e l’eleganza, che le decorazioni di ispirazione botanica rendono davvero speciale.
Non possono mancare i sandali, alti e bassi ma tutti molto comodi. Potrai scegliere tra Lia, Ida, Maria, Samarita, Gianna.
Tinctoria è questa qui, che ti ho presentato con un pizzico di emozione. È una linea, più che una collezione, perché sarà presente anche durante la stagione invernale, ma in continua evoluzione.
Non vedo l’ora di sapere cosa ne pensi! Scrivimi all’indirizzo alice@scarpettadivenere.it e parliamone insieme.