Avendo un percorso “strano” e atipico, mi è venuta voglia di condividere con voi la mia storia, di come ho deciso di diventare un’artigiana e di come oggi questa mia passione sia diventata il mi mestiere.
Un affare “di famiglia”
Sono nata e cresciuta tra pellami, mastice, forme per calzature, fibbie, macchinari strani, odori che caratterizzavano la fabbrica di famiglia in cui io gironzolavo fin da piccola. Quei rumori, da sempre familiari, hanno accompagnato tutta la mia infanzia e adolescenza, periodo in cui mai avrei immaginato di lavorare proprio in questo ambiente così delirante!
“Io farà tutt’altro e me ne andrò anche da qui!”, questo ripetevo a tutti. E così facendo ho scelto di frequentare la facoltà di Economia e commercio a Bologna. Mi sono immediatamente innamorata di questa città, dei suoi portici, dei colori, dell’atmosfera inconfondibile dei vicoli. Ma man mano che gli studi volgevano al termine, mi sono resa conto che qualcosa dentro di me stava scricchiolando. E’ davvero questo quello che vuoi? Una vocina dentro di me mi diceva che non avrei fatto la commercialista. No, impossibile. Io, che non riesco a stare ferma un minuto, che ho mille idee per la testa, proprio non mi ci vedevo dietro una scrivania tra 740 e modelli f24. La mia “chiamata” era verso un mondo creativo, e forse l’unica risposta si trovava proprio alle mie radici, nella storica azienda della mia famiglia. Ho capito che è proprio lì che avrei potuto trovare la mia strada, dando una svolta a questa attività che tanto era cambiata nel tempo e aveva risentito della grande crisi del settore calzaturiero. Ma da dove cominciare?
La prima Scarpetta di Venere
I miei occhi avevano visto da sempre come si lavora una scarpa, quel “lavorare in fabbrica” anche intensamente era nel mio DNA, e così è nata questa scommessa. Ho deciso di mettere a punto il mio piano d’azione con… la mia tesi di Laurea!
Il mio lavoro di ricerca si intitolava “ANALISI DEI COSTI DI UN PRODOTTO CALZATURIERO”, grazie al quale ha visto la luce la prima Scarpetta di Venere, la Sabrina.
Ho pensato a tutto: ne ho disegnato la forma, ho analizzato e spiegato le varie fasi della produzione, quindi il taglio, l’orlatura, il montaggio, il finissaggio, e ne ho studiato i costi. A completare questa prima Scarpetta, l’orchidea ricreata con la pelle, la ciliegina sulla torta di un lavoro estremamente faticoso ma soddisfacente come pochi.
Mi sono presentata alla discussione con ai piedi le scarpe che io stessa avevo realizzato, poggiandone poi sul tavolo della commissione un altro paio, identiche. I professori ne erano entusiasti, coglievo la loro sincera curiosità nelle mille domande che mi hanno fatto, a cui io ero preparatissima. Un pò come se ti chiedessero la storia della tua famiglia, non puoi essere impreparato.
Questo è stato ufficialmente il mi ingresso nella manifattura calzaturiera da protagonista.
Nel 2008 ho venduto il mio primo modello, la particolare e comoda Sabrina ispirata alla ballerina anni ’50, la stessa che indossava Audrey Hepburn in “Vacanze Romane”
Tecnica e creatività
Da lì, vedendo quanto interesse generavano le mie creazioni nate così spontaneamente, ho ampliato i modelli. Alla Sabrina si sono aggiunte la Manhattan, Lord, Amsterdam e così via, fino alle collezioni coloratissime così differenti che potete vedere e acquistare adesso online e nei nostri negozi.
Alla mia creatività si è aggiunta la mano sapiente di Gianluca, mio fratello, che riesce a trasformare in realtà tutte le creazioni che progetto. Tecnica e creatività si compensano e si mescolano ogni giorno, proprio come le antiche botteghe di una volta!
La nostra storia è appena cominciata e abbiamo ancora tanto da raccontarvi, ma speriamo che questo primo racconto vi abbia incuriosito!