A lungo ho pensato al tema di questa nuova collezione e devo anche confessarti una cosa: non era questo il progetto che avevo prima del Covid19 e della quarantena. L’isolamento e la lontananza dal mio laboratorio hanno mescolato le carte in tavola, cambiando i miei piani. Ne avevamo parlato anche qui, l’emergenza stava modificando le nostre abitudini, portandoci a riflettere su ogni gesto.
Così ho scelto di recuperare il mio tempo, in tutti i sensi. Ho recuperato i ricordi e le ispirazioni, e li ho intrecciati al presente, ai nuovi progetti e a quello che stavo sperimentando. Ne è nata una collezione matura e coraggiosa, di cui ti parlerò in questo articolo.
Le mie Radici, il mio tempo sospeso
La mia storia la conosci già. Sono nata dentro questo laboratorio da cui sto scrivendo e in cui passo la maggior parte delle mie giornate, mi sono fatta carico di una situazione difficile per trasformare debiti e malumore in soddisfazione personale, per me e per la mia famiglia, che da sempre ama questo mestiere. Le mie radici però non sono solamente qui, tra queste mura, ma anche intorno. Poco più in là, oltre questa fabbrica, c’è la casa in cui sono nata e in cui tutt’ora vivono i miei genitori. C’è mia madre che alleva le galline e mio padre che coltiva il suo orto e, tra un edificio e l’altro, la campagna. Mi basta varcare la soglia del laboratorio per tornare a respirare, per godermi il giallo dei campi in cui siamo immersi e il verde delle colline che vedo in lontananza. È la civiltà contadina quella a cui sono saldamente legata, che mi ricorda le mie nonne e le mie zie e com’ero da bambina. Così riguardando vecchie foto, rispolverando vecchi campioni ritrovati qua e là, sono nati i primi schizzi a matita. Ho rubato i pennarelli a mia figlia e ho cominciato a discutere con Gianluca della fattibilità. Dovevamo trasmettere l’amore per il fatto e mano e la lentezza nell’eseguire un compito delicato: quale poteva essere la sua espressione visiva?
L’arte dell’intreccio, un inno al tempo ritrovato
Così abbiamo pensato a una tomaia intrecciata, nata dall’unione di strisce di pellame monocromatico o di colori diversi, che creavano motivi geometrici sulla scarpa. L’effetto era entusiasmante già sulle nostre bozze, ma devo ammettere che vederlo realizzato sui campioni è stato davvero emozionante. Sono nate così le prime scarpette: il sandalo Sambuco, un po’ vintage, un po’ contemporaneo, una miscela di ispirazioni che vanno oltre il tempo e le mode – esattamente quello che cerco in ogni collezione. Tre fasce a tenere il piede ben saldo, impreziosite dal dettaglio dell’intreccio che corre lungo i profili, a cui si aggiunge un cinturino alla caviglia che spesso caratterizza i miei modelli. Poi il modello Jacob, già presente in altre collezioni, ma che oggi diventa ancora più caratterizzato. Questa scarpa combina semplici ma armoniose geometrie, che unite al gioco di intrecci fanno di questa scarpetta la sintesi perfetta tra il rigore geometrico e la fluida creatività. A renderla unica, i tagli netti senza cuciture e i lacci in cuoio.
Subito dopo è arrivata la Bianca, quella che più mi ricorda le donne della mia famiglia. Una ballerina dallo stile asciutto e concreto, con la tomaia interamente intrecciata, dai colori caldi e accoglienti. E poi le scarpe chiuse Roverella e Olivo, sfoderate, morbide ed estremamente flessibili. La particolarità di queste scarpette è la grandissima leggerezza, che le rende la compagnia ideale per le lunghe passeggiate estive.
Le scarpe chiuse non terminano qui; nella collezione Radici trovi anche la Serafina, comoda e leggera, la sua semplicità è impreziosita dai dettagli dell’intreccio a catena che corre lungo il profilo della tomaia e si ripe poi sul tallone, e la Greta, un’assoluta novità. La sua forma affusolata asseconda il piede e ne segue la forma, mentre la scollatura affascinante ne lascia scoperto il collo.
Alti o bassi, ma sempre comodi: ovviamente, ecco anche i sandali!
Di certo, nella nuova collezione estiva 2020 non potevano mancare i sandali. Alcuni modelli li avete già intravisti nella collezione sposa. Le Anita e le Flora sono quelle che più si prestano alla versatilità: le utilizzi per un evento o una cerimonia importante e con estrema facilità le riutilizzi sotto un pantalone di lino semplicissimo o perfino un jeans largo alla caviglia.
La novità di quest’anno è il sandalo Nespola, un open toe, di quelli che lasciano intravedere in punta le dita dei piedi. Un equilibrio di pesi e forme: da una parte il tacco quadrato, largo e stabile, dall’altra il sottile cinturino che circonda la caviglia in maniera sensuale.
Se invece non ami i tacchi, hai due opzioni: una via di mezzo, come la Carota dal tacco basso e largo, o il sandalo basso, come le Fionarita o le Vaniglia. E se odio mostrare i miei piedi? Niente paura, i sandali possono anche avere la punta chiusa! Le Lola, ad esempio, sono delle scarpette dalla doppia anima, quella della ballerina romantica, con tanto di cinturino a cingere la caviglia, e quella del sandalo estivo. È un modello che uso spesso d’estate perché mi garantisce stabilità anche quando devo sul serio correre da una parte all’altra.
Il pre-ordine e la nuova modalità di produzione
Quella che era una modalità di produzione di emergenza, dovuta alla quarantena che mi impediva di andare in laboratorio tutti i giorni proprio durante il periodo in cui avrei dovuto realizzare i campioni, è diventata l’occasione per trasformare la mia produzione. O meglio, per renderla sempre più somigliante all’idea che ho in mente del brand Scarpetta di Venere.
Anni fa ho deciso di realizzare scarpe in pelle utilizzando materiali che l’“alta moda” rifiuta, non per scarsa qualità ma per la scarsa quantità. Noi ne abbiamo fatto un punto di forza, creando serie limitate che non vengono più riprodotte una volta terminate.
Quest’anno è arrivata l’idea delle scarpe in pre-ordine, di cui viene realizzato solo il campione; al momento dell’acquisto e in base alle vendite verranno realizzati i diversi numeri, ma la serie rimane comunque limitata, peculiarità dei nostri prodotti artigianali.
Questo ci permette di evitare sprechi di materiali, snellire e accelerare la produzione, contenere i costi e velocizzare i processi.
Bene, ti ho presentato le idee e mostrato le ispirazioni, adesso sono curiosa di sapere cosa ne pensi! Scrivimi all’indirizzo alice@scarpettadivenere.it e parliamone insieme.