Come si organizza un matrimonio tradizionale? Ma prima, faccio un passo indietro, cosa rende “tradizionale” un matrimonio? Grazie alle mie scarpette incontro molte spose e sono tante le clienti che mi raccontano la loro esperienza. Molte mi colpiscono e di loro ho sempre voluto raccontarvi la storia: quando ho ricevuto le foto di Roberta ho deciso di cominciare proprio con lei.
Un matrimonio è sempre una giornata emozionante come poche. In questa occasione gli sposi ci tengono a comunicare attraverso ogni dettaglio la loro storia, prestano attenzione ad ogni momento, ogni passaggio, perché possa essere memorabile per gli invitati e per la coppia.
Per Roberta ho realizzato una scarpetta personalizzata, la Azzurra, nelle tonalità oro e crema. Aveva una richiesta ben precisa: le sue scarpe dovevano adattarsi all’abito, già di per sé particolare, ed essere comode per sostenerla nella passeggiata tra i vialetti acciottolati che l’avrebbero accompagnata in chiesa.
Roberta e Fabio hanno scelto di rompere gli schemi, sotto ogni aspetto.
Questa è la loro storia.
Mi presento, sono Roberta, classe 1985. Sono nata in un piccolo paesino di montagna, nel bel mezzo della Valsesia, là dove le tradizioni riecheggiano più che mai, nei racconti delle nonne, nei rintocchi delle campane che scandiscono ogni ora del giorno, negli angoli dei vari viottoli con fontane, lavatoi e sacre cappelle. C’è da dire che, ad un certo punto, questi confini mi sono risultati un po’ stretti, tant’è che, anche grazie al mio percorso di studi, ho scelto di “scendere” da quel punto unico di osservazione e mettermi in gioco in altre esperienze, tra le quali la più straordinaria mi ha portata fino in Nicaragua. Oggi sono medico pediatra, appassionata di ricerca clinica ed impegnata nel progetto di Dottorato di Ricerca. Lavoro in città, ma ritorno spesso all’“ovile” delle mie origini, con al mio fianco Fabio, anch’egli affascinato dal mio paesello e dalle sue storie.
Se dovessi raccontarti qualcosa di noi, della nostra coppia, potrei rispondere così: hai presente quei film in cui la protagonista partecipa a quasi tutti i matrimoni delle sue amiche, rigorosamente in stato sempre single, e alla fine incontra il suo Lui, nel testimone, nonché fratello gemello di una cara amica dei tempi dell’Università, che non rivede da una vita? Ecco, per noi è andata proprio così! Avevo conosciuto Fabio almeno dieci anni prima, ma da altrettanto tempo non c’era più stata occasione di incontro. Oggi, ci fa sorridere il pensare quanto vera sia l’espressione di Sàndor Màrai: “due persone non possono incontrarsi neanche un giorno, prima di quando saranno mature per il loro incontro” (tanto da inserirla ad hoc nel nostro libretto della Chiesa).
Sinceramente non avevo mai immaginato il giorno del mio matrimonio prima di incontrare Fabio. Certo è che, da quando abbiamo scelto di intraprendere la strada del “Sì, lo voglio”, ci siamo impegnati perché quel giorno di inizio Ottobre ci rispecchiasse il più possibile senza lasciarci influenzare dalle “mode” o dai “temi” del momento. Ed è così che è nata spontaneamente l’idea di volere un matrimonio “alla vecchia maniera”, ovvero in cui è lo sposo che va a prendere la sua sposa sotto casa, per dirigersi a piedi insieme, accompagnati dalle famiglie, verso la Chiesa principale; ma è anche la sposa con il papà a varcare per prima la soglia della Chiesa, accolta da amici e parenti al suo ingresso e accompagnata da damigelle in costume valsesiano tipico. Anche il mio “non” abito da sposa non ricalcava le linee più classiche, ma riconosceva in ogni suo dettaglio gli elementi della tradizione con l’inserto del puncetto valsesiano, dote immancabile di ogni sposa dell’epoca. Per questo devo ringraziare in particolare la sarta, Rosalba Girgenti di Greta Spose, che con estrema maestria e fantasia è riuscita a concretizzare le mie idee realizzando un abito originale ed unico nel suo genere.
Il tutto si è combinato perfettamente con la filosofia della Scarpetta di Venere, brand di cui mi sono innamorata in uno dei nostri viaggi, nelle Marche, a Sirolo. Alice è infatti riuscita a mettere a punto un paio di scarpe dal tocco ricercato e pratico soprattutto ad uso per le vie acciottolate del paese. La cerimonia è poi proseguita in un bellissimo agriturismo affacciato sul lago di Viverone, Tenuta Variselle a Roppolo, tra i filari di mirtilli e vite, che abbiamo raggiunto a bordo di una FIAT 500 d’epoca rossa, rimessa in pista per l’occasione dopo anni di rimessaggio. Ricorrendo al tema del vino, presente anche nelle decorazioni della Chiesa con tralci di uva combinati armoniosamente con semplici inserti di bacche ed erica di color rosa e bianco, abbiamo voluto tenere fede ancora una volta ad una nostra tradizione. Infatti, la scelta è ricaduta proprio sul vino dal momento che, nominando altresì i tavoli dei nostri ospiti con i nomi di vini, abbiamo potuto ripercorrere le tappe delle nostre uscite con i calici assaporati in ogni nostra preziosa occasione.
Difficile definire quel 5 Ottobre 2019, tuttavia un attributo che spesso abbiamo nominato, talvolta scherzando con i nostri ospiti, è “vintage”, avendo voluto ridare vita a riti e tradizioni d’altri tempi. Tra l’altro vintage deriva dal francese antico indicante in senso generico i vini di annata di pregio, di certo per noi non una scelta casuale.
PS: Le meravigliose foto sono state realizzate da Davide Verrecchia – Lavezzo Studios.
Ti è piaciuta la storia di Roberta e Fabio?
Vuoi raccontarmi la tua? Mi piacerebbe molto ascoltarla e condividerla qui, nel mio blog. Potresti essere l’ispirazione giusta per una nuova sposa! Scrivi a alice@scarpettadivenere.it
Se invece stai cercando proprio la scarpetta per il tuo matrimonio, puoi sbirciare qui.