Creatività aumentata: il potere alle collaborazioni

C’è un proverbio che mi è sempre piaciuto: “se vuoi camminare veloce, corri da solo. Se vuoi andare lontano, corri insieme a qualcuno.”

Non c’è niente di più vero. Per chi è sempre stato abituato a far da sé, non c’è niente di più semplice e veloce. Ma quando ti rendi conto della ricchezza che nasce da un confronto con una mente affine alla tua, non vorrai più correre da solo. Vorrei goderti il viaggio, la bellezza di ogni incontro, di ogni esperienza. 

Se si tratta di artigiane, poi, il viaggio si fa indimenticabile. 

Ecco perché voglio parlarti in questo articolo delle mie collaborazioni, di quelle di quest’anno e, perché no, delle prossime che ho in mente. 

Decorare è meglio che stampare

Una delle persone con cui collaboro ormai stabilmente è Lucia Locatelli, mente e mano dietro Impressioni.it. Inizialmente a colpirmi è stata la sua conoscenza del mondo botanico. Nel suo giardino creativo, trovi un mondo affascinante: Lucia realizza timbri incisi nella gomma che celebrano la natura, quaderni, taccuini e piccole gioie di carta, realizzate con una passione che è impossibile non vedere a occhio nudo. 

Dopo molti scambi di commenti prima e messaggi dopo, io e Lucia ci siamo raccontate chi siamo, immaginando cosa avremmo potuto creare insieme. È nata così l’idea di realizzare dei timbri appositamente per le mie scarpette. 

Invece di utilizzare un pellame stampato, ho cominciato a decorare il materiale con le sue creazioni, cosa che rende ancora più artigianale ogni prodotto. Nessuna scarpa è identica all’altra, neppure all’interno dello stesso paio. 

Fiori, foglie, gemme e germogli danzano sulle mie scarpette, e questa è una vera gioia per gli occhi di entrambe. 

AttaccoBottone, un tandem di creatività 

Questa non è una collaborazione, ma tante e tutte diverse, accomunate da un concept che ho creato a inizio 2021. L’idea è quella di lavorare insieme a un’artigiana che realizza abiti sartoriali, decidere il mood, realizzare contemporaneamente un abito e una scarpa da acquistare e indossare in coppia. Non “da abbinare”, quindi, ma concepite insieme, in un’ottica molto diversa. Ho immaginato una serie di persone con cui mi sarebbe piaciuto lavorare, persone con cui lavorare e ispirarci a vicenda, per arrivare a due prodotti unici in edizione limitata.  

Come dico spesso, le idee migliori arrivano proprio dalle mie clienti. In quel periodo mi capitava sempre di più che una cliente mi chiedesse una scarpa da abbinare a un abito già acquistato da un’altra artigiana, così ho pensato: e se invece nascessero già “in coppia”? 

La prima esperienza è nata con Federica Gaffuri, alias Fedra Collection, che si definisce “economista per formazione, stilista per tradizione e passione.” Io e Federica abbiamo molto in comune, nel modo di intendere il lavoro, la femminilità e l’unicità dei prodotti. Così abbiamo realizzato la prima coppia: Federica si è innamorata di un tessuto misto lino/cotone, appena l’ha visto aveva già in mente il bozzetto. Ha creato un abitino corto, con il colletto tondo e una leggera balza sul fondo. Come sempre, i dettagli sono preziosi: sul davanti c’era una fila di bottoncini vintage colorati e tutti diversi, che hanno ispirato inconsapevolmente me. 

Io ho realizzato una nuova versione del modello Azzurra, in tre colori abbinati all’abito denim. Polvere, lavanda e acqua, una palette che ha conquistato subito il cuore di molte! 

Il secondo esperimento l’ho realizzato con Sara Forlini, per tutti MisStufi. Sarà non è soltanto qualcuno che conosciuto sui social, ma è una persona che per affinità è diventata un’amica tutt’altro che virtuale. 

Appena le ho parlato del progetto ha immediatamente detto di sì, e subito è partita la progettazione. Sara ha realizzato diversi outfit, mettendo a punto un pantalone che io adoro: il suo petalino. Lei lo chiama “il pantacuore” per un particolare taglio in vita. A completare il tutto, una camicia in cotone di cupro, una seta sulla pelle. Lei aveva a disposizione 5 colori stupendi , con i quali poter realizzare pantalone e camicia a gusto della cliente e io ho  realizzato tre versione di sandalo Lia, perfettamente in pendant

Le sue misstuferie hanno trovato una metà perfetta con la mia Lia. 

Un tandem di creatività che sta per ripartire, chi sarà la prossima artigiana? 

Due regioni unite dalla tradizione 

Una delle ultime collaborazioni è riuscita ad accorciare le distanze, ad annullare chilometri e chilometri di terra e acqua. È la micro-collezione “Lo Grà”, che unisce le mie Marche alla Sardegna di Francesca Sabbagh. Si tratta di un progetto che unisce l’amore per i riti, i ricordi d’infanzia, la curiosità per le nuove professioni che recuperano le antiche filiere. 

Lo Grà, che in marchigiano vuol dire “Il Grano”, nasce dopo uno scambio di commenti social con Francesca, creatrice di Pepe.bianco. Abbiamo parlato di intrecci, di passioni, e abbiamo immaginato una piccola collaborazione che utilizzasse la paglia intrecciata. È stato straordinario, come lavorare a quattro mani a chilometri di distanza, con l’idea di avvicinare due tradizioni così affini e affascinanti, ognuna a modo suo. 

Francesca ha recuperato la filiera della paglia in Sardegna. Dalle sue coltivazioni di grano Senatore cappelli biologico arrivano gli steli che lei stessa ha intrecciato e noi abbiamo cucito sui due modelli della collezione: il sandalo alto Lo Grà, in due versioni colore, terra e tramonto, e il sandalo basso Trigu, che in sardo vuol dire sempre grano. Le fascette in paglia sono state poi rifinite con una lavorazione a pettine e filo in cotone. 

Ho chiesto a Francesca com’è nata questa strana passione, e mi ha risposto così: 

Se non fosse stato per la storia che c’è dietro non so se mi sarei appassionata così tanto alla lavorazione della paglia. Con la cappelleria avevo trovato l’entusiasmo per decidere di cambiare mestiere, ma il recupero della filiera della materia prima ha cominciato ad essere la mia vera grande passione.

Nella periferia di Firenze, a Signa, nacque la paglietta Fiorentina. La tecnica che ho imparato io è proprio quella. Ho pensato che, per una certa vicinanza storica nelle tradizioni e nel clima, si potesse provare a riprendere questa antica filiera in Sardegna, dove il grano viene usato per lo più nel settore alimentare, ma che nella tradizione artigianale è ancora utile per fare i cestini, fiaschi e bottiglie. Così per gioco e per sfida, ho iniziato a coltivare piccole parcelle di grani diversi, per capire quale fra teneri, duri, antichi, locali.. fosse il più idoneo al lavoro dell’Intreccio. 


Di tutti quelli che ho raccolto finora, il grano Senatore cappelli mi ha dato molte soddisfazioni, ma ancora altre popolazioni verranno seminate e testate grazie al supporto di persone che ancora piantano il grano con passione e che ancora mi guardano con occhi che luccicano, con ottimismo e con la speranza che qualcosa possa crescere dai campi fra i quali giocavano quando erano bambini. 

Un detto sardo che mi piace ricordare è “Saludi e Trigu” in cui il trigu (grano) è affiancato a una cosa molto sacra in Sardegna, la salute. 


Nella mia ricerca sugli intrecci tradizionali in Sardegna, i cappelli non sono veramente centrali. Per lo più si parla di strumenti domestici o da lavoro, mi vengono in mente le nasse di Marceddí, per esempio, e ‘sa corbula’ un tipico cestino della zona di Sinnai. 


Le cestaie vanno appunto a raccogliere il grano dopo la mietitura, che oggi avviene con strumenti molto moderni, e lo utilizzano per il loro lavoro. Io ho deciso di fare lo stesso, ma vado un po’ prima, a inizio giugno, quando la fibra è più elastica e lucida. Il grano lo sistemo in ‘manate’ mazzetti che stanno in una mano. Li girerò ogni giorno per circa una settimana prima di sfilarlo e selezionare il diametro degli steli. Le spighe le conservi per la prossima semina. 

Ho semplificato un metodo tradizionale allineandomi con la coltivazione già presente di grano biologico. Ancora non riesco a produrre abbastanza treccia per tutta la mia produzione, ma è forte più che mai la sensazione che sia possibile

Le spose che uniscono le artigiane

Proprio così. La mia collaborazione con artigiane che realizzano abiti sartoriali è nata grazie alle nostre clienti in comune. Di loro spontanea volontà hanno unito due personalità che ritenevano simili, e questo mi ha permesso di conoscere Larimeloom, che realizza sorprendenti abiti su misura con la possibilità di tingerli o dipingerli anche a meno, e Caterinette – abitifattiamano, che oltre alla produzione sartoriale di abiti da sposa propone anche corsi di cucito. Piccolo spoiler: è in programma per il 2022 un nuovo progetto, con una delle due artigiane di cui ti ho appena parlato. Indovina chi 🙂 

E i prossimi progetti? 

Come puoi immaginare, la mia voglia di condividere per moltiplicare la creatività non si fermerà di certo qui. Il prossimo progetto sta già per vedere la luce, ma per ora posso dirti solo chi sarà la mia compagna di viaggio: Eureka The Original, insieme a Lara di Popihat che realizza dei meravigliosi accessori artigianali per bambini. Vedrai i suoi cappellini nel prossimo servizio fotografico. Non ti dirò altro, ma continua a seguirci sui social per saperne di più! ☺