Qual è la differenza tra il mio lavoro e quello che faceva mio padre anni fa? L’artigiano di ieri doveva destreggiarsi tra mille paure e incertezze, era completamente solo, e per arrivare ai suoi clienti faceva molta fatica. Così sceglieva di lavorare “per terzi”, realizzando prodotti e accessori sui quali un altro brand apponeva un marchio.
Oggi, per i nuovi artigiani, riappropriarsi di quel marchio è stata una vera fortuna.
Ti racconto l’artigiano digitale.

La nuova generazione di artigiani si è ritrovata gli strumenti in casa, com’è successo a me. Ho avuto la fortuna di trovare un laboratorio già pronto, lì ad attendermi. Quello che mancava, però, era il mercato. Quando ho cominciato questa avventura, la crisi aveva trasformato uno dei distretti manifatturieri italiani più floridi in una palude grigia e triste.
Ma ho deciso di provarci comunque, insieme a mio fratello Gian Luca. Abbiamo messo a punto il marchio, buttato giù un piano di business, ideato una strategia e intrapreso il cammino dei social (di cui non conoscevo nulla) per raccontare il nostro lavoro. Inizialmente volevo solo mostrare le mie scarpe.
Pensavo sempre: ma a chi importa di ascoltare quello che dico?

Poi ho capito che mi sbagliavo, di grosso. Ho cominciato a ricevere storie personali delle mie clienti, a raccogliere feedback sui prodotti, richieste personalizzate che mi aiutavano a migliorare le collezioni successive.
In quel momento ho capito che non stavo sfruttando uno strumento prezioso, che mio padre non aveva.
Avevo tra le mani la fortuna di arrivare dritta dalle mie clienti, e non lo stavo facendo.
Così ho cominciato un lavoro su me stessa, a lavorare su quello che gli esperti di marketing chiamerebbero “personal branding”. Ovviamente, a modo mio. La regola era ed è soltanto una: essere autentica. Non avrei mai raccontato nulla che non fosse vero, non avrei mai condiviso un post soltanto perché in “trend”, e mi sarei circondata solo di professionisti in grado di comprendere questo bisogno.
Bello sì, ma quanto è difficile.

Proprio così. Perché comunicare il nostro lavoro sui social è esso stesso un lavoro, che richiede tempo e attenzione, quello stesso tempo che noi già centelliniamo con il contagocce.
La vera difficoltà sta nell’organizzare le mie giornate: passo dal contattare un fornitore a tagliare una tomaia, per poi pubblicare una storia su Instagram e poi tornare a fare ricerca per la nuova collezione. E in questo, l’artigiano è tornato ad essere solo.
Ma per quanto sia faticoso, l’artigiano digitale si è preso una rivincita. Ha tagliato via tutti gli intermediari, senza aspettare di prendere un banchetto in un grande mercatino per arrivare ai suoi clienti. I social ci hanno messo in contatto direttamente con chi ama i nostri prodotti, ci hanno permesso di raccontarli e raccontare le nostre storie, quella vetrina che prima affacciava su una piccola piazzetta di paese adesso si affaccia sul mondo intero.
Per quanto sia difficile, ne vale proprio la pena no?
A proposito di personal branding. Mi hanno intervistato su Business Celebrity insieme a due artigiane strepitose: Alice di Exseatbag e Daniela alias La Marchigiana. L’articolo si intitola “RIDARE VOCE ALL’ARTIGIANATO FACENDO SQUADRA, IL PROGETTO DI TRE IMPRENDITRICI MARCHIGIANE”.
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